Jingle Marketing: il ruolo dell'audio nel contenuto visivo
Nel secondo appuntamento nel mondo dei contenuti audiovisivi, introdurremo degli elementi che a volte riescono a passare inosservati.
Allo stesso modo ci conquistano in maniera indiretta, si posizionano nelle nostre menti e fuoriescono nei momenti più disparati.
Sto parlando dei jingle e in generale di tutto il comparto audio che accompagna i nostri contenuti video preferiti e non.
Cento volte più efficaci di qualunque frase ad effetto o claim scritto, questi motivi musicali hanno l’incredibile capacità di insinuarsi nelle nostre menti richiamando costantemente il nome, le caratteristiche o i benefici dei brand ai quali sono legati.
L’audio e il video: due principi complementari
Non possiamo negarlo, certi suoni sono iconici e non riusciremo mai a levarceli dalla testa.
Nel momento in cui associamo ad un audio la propria immagine di riferimento, la missione del prodotto o del brand ha avuto successo, che si tratti della colonna sonora di Star Wars o del jingle “I’m Lovin It” di Mc Donald’s.
Il potere della musica consiste nello stimolare emozioni e nel comunicare un messaggio, un po’ come i video. Per questo motivo sono complementari ma allo stesso tempo possono essere impiegati indipendentemente l’uno dall’altro.
I Jingle raggiungono il successo nella prima metà del 900 grazie alla diffusione delle pubblicità radiofoniche. Le grandi marche commissionavano motivetti e canzoni orecchiabili e facilmente memorizzabili in occasione delle uscite dei loro prodotti.
Col passare del tempo, i contenuti audio sono diventati cruciali per ogni forma di intrattenimento o commercio, creando intorno ad essi discipline e attività diverse come il Sound Design e il Sound Trademark.
Una dura competizione
Che si tratti di jingle, pubblicità o annunci, ogni giorno un consumatore è esposto a centinaia di comunicazioni di natura promozionale.
Tuttavia il nostro cervello deve fare una selezione. Sarebbe infatti impossibile immagazzinare tutte le informazioni ricevute, soprattutto se non affini ai nostri interessi.
Dato l’alto tasso di competizione nel settore advertising, i vari brand devono scovare il giusto metodo per imporsi, scavalcando i rivali e conquistando il consumatore.
Rimanendo in ambito musicale, ciò che è necessario a creare un coinvolgimento emotivo tra l’utente e il prodotto rientra nel Sound Branding. Questa può diventare a tutti gli effetti una parte integrante del logo aziendale, caratterizzandone l’unicità, la riconoscibilità e non separandosene quasi mai.
Un esempio? Il “Tudum” di Netflix o il suono di avvio di Microsoft Windows XP…inconfondibili!
I social si spostano verso contenuti senza audio? Non proprio!
Se il comparto audio è così importante per i contenuti multimediali, perché molti dati sembrano dimostrare il contrario, soprattutto sui social?
Qualche anno fa il New York Times osannava “il ritorno del cinema muto sui social network”, alludendo al fatto che moltissimi utenti visualizzavano video senza audio sulle diverse piattaforme.
Le motivazioni andavano ricercate nella velocità di fruizione dei contenuti e nel poco tempo a disposizione da dedicare anche all’ascolto.
Diversi esperti e consulenti inoltre si focalizzano proprio sull’ottimizzazione dei video, consigliando di accompagnare i propri contenuti con elementi che possano catturare fin da subito l’attenzione degli utenti, anche senza avvalersi necessariamente di un comparto audio.
Tuttavia è necessaria una riflessione.
Social network come Tik Tok e recentemente anche Instagram dimostrano il contrario, facendo delle musiche, jingle e suoni vari i veri punti di forza dei propri contenuti in tendenza.
Quindi chi vince la sfida tra audio e video?
Quale media è più efficace a veicolare un messaggio o valorizzare un prodotto?
Semplice…entrambi, allo stesso modo e in maniera complementare!